⚠️ ATTENZIONE! #pippontoot (se volete, potete leggerlo immaginando la sigla di Superquark in sottofondo)
@ju il _processo di instupidimento_, come lo chiami tu, temo cominci molto prima per la stragrande maggioranza degli esseri umani, indipendentemente dalle micro e macro differenze che ci distinguono.
Appena nati, i nostri genitori si accertano che veniamo accettati dai membri del clan (questo avviene anche tra i primati, come scimpanzé, bonobo eccetera) e così iniziano le visite parentali ->
-> e i riti sociali (battesimo, circoncisione e via dicendo, a seconda delle usanze e credenze del clan di appartenenza). Giacché siamo mammiferi sociali, la più grande preoccupazione dei nostri genitori è che ci conformiamo alle regole e alle aspettative del clan, il che porta alla spasmodica - e spesso stressante - _ricerca della normalità_ (il bambino *deve* iniziare a vocalizzare entro un dato periodo, a gattonare entro un tal'altro, a camminare entro un altro ancora ->
-> e via dicendo) da un lato e, dall'altro, inizia a essere sottoposto a quelle che sono le regole sociali (non si gioca coi propri escrementi, non ci si mette le dita nel naso, non si lancia cibo verso i commensali) in un crescendo di complessità mano a mano che il piccolo umano cresce.
È così che ci troviamo di fronte ai primi, grandi controsensi della nostra esistenza: le stesse persone che andavano in brodo di giuggiole quando correvamo loro incontro adesso ci ->
-> dicono che dobbiamo stare seduti e fermi nei banchi per ore, che per strada non si corre, che *in casa* non si corre... Chi aveva aspetto con ansia e sollecitato in ogni modo le nostre parole adesso ci dice che dobbiamo fare silenzio, che non si deve gridare, che non bisogna disturbare né interrompere gli adulti quando parlano e così via.
Naturalmente viene stroncata sul nascere anche l'istintiva solidarietà tra pari: un bambino con un panino tende a darne parte a chi ->
-> non ne ha, sia questi un altro essere umano o un animale, ma viene istruito circa il fatto che il cibo non vada "buttato via" (animale) e che "se dai troppo agli altri non rimane niente per te" (esseri umani).
I giochi, poi, sono un'autentica "scuola di vita" attraverso la quale gli adulti indirizzano i nuovi esseri umani a essere tali e quali a loro, perpetuandone le usanze: quando un bambino ci prepara un dolce o un gelato immaginario, noi cosa facciamo? Lo ->
-> ringraziamo e gli diamo dei soldi immaginari. Ma l'essere umano non ha bisogno di soldi, altrimenti questa necessità apparirebbe spontaneamente nei bambini proprio come spontaneamente arrivano fame, sonno eccetera. Siamo noi adulti a instillare nei nuovi umani, più o meno consciamente e volontariamente, le regole e i parametri sociali cui vogliamo che questi si conformino.
Ed è il desiderio di "essere conformi", dunque accettati, che ci porta a... muovere solo le ->
-> labbra, quando invece dovremmo cantare a pieni polmoni (peraltro, secondo alcuni studi, non esisterebbero "persone stonate" ma solo individui la cui voce non si accorda all'udito, che dunque percepiscono in modo errato i suoni emessi e "stonano", ma che possono essere corrette - credo che qui @matz ne sappia parecchio più di me).
Il fatto che, maturando, molti esseri umani si sentano "fuori posto", inadatti alla società in cui vivono, e sviluppino forme di ansia, stress ->
-> o disturbi antisociali o si ribellino è, in realtà, perfettamente logico e frutto dell'educazione ricevuta fin dai primi giorni di vita.
Ho semplificato molto, per quanto possibile.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere il #pippontoot